Caro capax day
Al centro dell’opera di Benedetta c’è il corpo umano, la sua esistenza e la sua individualità.
Se all’inizio si tratta dell’uomo in generale assunto a simbolo della società e privo di un’identità specifica, questa tematizzazione dell’essere umano viene declinata foto per foto come esplorazione del proprio sé, della propria persona.
L’artista stessa diventa motivo centrale di riflessione, un processo di esplorazione che assume i connotati di un’analisi spietata quasi dissezionante.
L’immagine che è restituita e catturata in controluce, certifica la presenza di innumerevoli stratificazioni a testimonianza della difficoltà della ricerca del segreto della propria individualità.
A volte, improvvisamente porzioni di corpo si disvelano e ci vengono restituite nella agognata dimensione.
La luce da passiva spettatrice diviene ora l’alleata più fedele di Benedetta.
Affiora lentamente il senso del sé, del proprio io.
L’artista afferra e finalmente cattura se stessa.
Sono attimi concitati, bagliori intrisi di rara bellezza.
La scena si placa, il frastuono cede il passo al silenzio, alla meditazione di sé.
Benedetta si allontana, l’accompagna una nuova consapevolezza.
Ci lascia.
Resta solo una stanza vuota e due neon.
Una strada da percorrere, la nostra solitudine
Gabriele Agostini