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Vertigini percettive

Vertigini percettive

Il lavoro di Eliska Bartek ci parla della fascinazione per i giochi d’ombra e di luce.

Composizioni chiaroscurali astratte, realizzate senza apparecchio fotografico, filtrando con le mani, con oggetti, con liquidi la proiezione della luce sulla superficie sensibile.

Scrive Raoul Hausmann “ la Luce e l’Ombra. La Luce produce Ombra. Contrasto supplementare. La Luce piena rende invisibile. Scrivere con la Luce? La Luce brucia lo strato sensibile, è il Buio. Stampando su carta ne rovesciamo l’effetto. Contraddizione concordante. Non facciamo altro che rendere l’immagine Buia (…) La melanografia. (…) le Ombre non ci dicono il significato, esse rendono l’immagine di una Cosa, che non resta Cosa, che evoca altro dalla Cosa. (…) E’ la disintegrazione causata dalla Luce, che parla con le Ombre, che modifica la Cosa in una immagine de-significativa.”

Proiezioni, riduzioni, inversioni tonali, luce-buio ecco il dispositivo fotografico che come un demiurgo, Eliska Bartek manipola.

La forma visiva, l’estetica della sperimentazione trasformano l’immagine in “estasi dell’immagine”, in quello che Louis Aragon chiamava la “stupefacente immagine” lontana dalla realtà quanto dal sogno e portatrice di “ bellezza convulsiva” come direbbe André Breton.

La bellezza della materia disvelata.

L’artista Ceca si muove in continuità spirituale con l’eredità lasciataci dal Surrealismo e dal Dadaismo; Làszlo’ Moholy-Nagy, Jaromìr Funke, Jaroslav Rossler, Eugen Wiskovsky i più citati.

 

Eliska Bartek, traghetta la visione delle avanguardie europee del novecento nel secondo millennio. Rende attuale la poetica visiva, aggiungendovi una personalissima e nuova lettura della geometria, dello spazio e del movimento, creando delle avvincenti e suggestive vertigini percettive.

Gabriele Agostini

 

Perceptual dizzynesses

The work of Eliska Bartek reveals the fascination for light and shadow games.

She achieves abstracted chiaroscuro compositions without camera, filtering the projection of the light on the emulsified surface with hands, objects and liquids.

Raoul Hausmann says “the Light and the Shadow. The Light produces Shadow. Supplementary contrast. The full Light makes invisible. Writing with the Light? Light burns the sensitive surface, it is the Dark. If we print on paper we reverse the effect. Complying contradiction. We just make Dark the image (…)La mélanographie. (…) the Shadows don’t tell the meaning, but explain the image of a Thing, that doesn’t remain just Thing, but evoke something else from the Thing. (…) It is the disintegration caused by the Light, that interacts with the shadows, that modify the Thing in a de-significant image.

Projections, simplifications, tonal inversions, light-dark, this is the photographic device that Eliska Bartek manipulates like a demiurge.

The visual form, the aesthetics of experimentation transforms the image into the “ecstasy of the image”, into what Louis Aragon called the “amazing image” distant from reality and from the dream. The image becomes bearer of the “convulsive beauty” like André Breton would say. The beauty of the revealed material.

The Czeck artist moves in spiritual continuity with the inheritance left by Surrealism and Dadaism; Làszlo’ Moholy-Nagy, Jaromìr Funke, Jaroslav Rossler, Eugen Wiskovsky are the most quoted.

Eliska Bartek commutes the vision of the avantguarde from the Twentieth Century to the second millennium. She turns contemporary the visual poetry adding a personal and new interpretation of geometry, space and movement, creating, captivating and striking perceptual dizzynesses

Gabriele Agostini